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ALBERTO OGGERO

“Piuttosto che lavorare la terra molle, è meglio stare a casa a fare il folle.”

Questo gli ripeteva il nonno Sandro da piccolo per la sua abitudine a fare tutto frettolosamente. Poi Alberto è cresciuto e quando, dopo gli studi all’Enologica di Alba e qualche sperimentazione con il nonno, nel 2009 ha iniziato a fare vino per davvero, ha capito che i tempi non li avrebbe mai più dettati lui. “Impiantare un nuovo vigneto vuol dire vederlo a produzione dopo quattro anni e aspettare almeno altri due per la prima bottiglia; questo è il tempo del vino e bisogna farci pace per fare il mio lavoro”. 

Alberto è cresciuto nel cortile che è diventata la sua casa dove ha visto fare al nonno quella che è diventata la sua passione. Ha capito presto che fare vino sarebbe stato il lavoro della sua vita e da allora ha lavorato per creare la sua Azienda. 

La sua priorità è sempre stata quella di fare vino nel modo più territoriale possibile, recuperando vecchi vigneti trascurati per una generazione e vinificando nella cantina che apparteneva a suo nonno Sandro.

E proprio dal legame tra territorio e bevibilità, Alberto sviluppa la filosofia dell’azienda. Lui e i suoi compagni di viaggio, si sono chiesti subito se era possibile pensare al Nebbiolo come a un vino da tenere in tavola quotidianamente, togliendolo da quella visione che lo prevede solo ad accompagnare grandi piatti o occasioni speciali. E viceversa, se si poteva considerare l’Arneis come un Nebbiolo Bianco, portandolo fuori dall’immaginario che lo vede come un vino semplice e buono solo per un aperitivo estivo.

La sfida secondo Alberto sta nel bilanciare questi due vini, uno bistrattato e l’altro pontificato. Come? In 2 modi diversi, a seconda delle bottiglie.

Priorità alla beva, strizzando l’occhio alla territorialità per Il Roero Bianco (Arneis 100%) e per il Sandro d’Pindeta (Nebbiolo 100%), le prime due vinificazioni in senso cronologico. Due bottiglie perfettamente interscambiabili, sempre, a tutto pasto, privilegiando la loro bevibilità, ma sempre considerando il territorio da cui vengono e quindi incoraggiando la loro sapidità.

Priorità alla territorialità, strizzando l’occhio alla beva per le due etichette a denominazione Roero e Roero riserva. La differenza tra le due etichette la fa la vigna, non l’esasperazione della lavorazione: prima il territorio, senza dimenticare la bevibilità, ma con identica vinificazione.

La sua famiglia e i suoi collaboratori lo aiutano a portare avanti questo progetto, tanto difficile quanto gratificante.
Sono tutti pronti a mettere le mani nella terra e nel mosto, ma anche a bere un bicchiere di vino tutti insieme a fine giornata, in tutte le stagioni.

I Vini di Alberto Oggero