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VILLA JOB

Dopo un percorso di studi e di lavoro nel campo della consulenza e del marketing, Alessandro Job e la sua compagna Lavinia, decidono di voltare pagina per dedicarsi alla terra.

In quegli anni hanno capito sempre di più il valore sociale del vignaiolo. I loro vini sono il loro pensiero, la loro passione, le loro idee. Come tali devono essere liberi e personali non legati al solo fattore commerciale.

Alessandro e Lavinia, quotidianamente, si sforzano di comprendere al massimo il potenziale della loro Terra, cercando di cogliere quelle sfumature che essa sa donare per rendere i loro vini unici per complessità e territorialità.

Il giorno che hanno iniziato quest’avventura hanno deciso di viaggiare tra Loira e Italia alla ricerca del loro stile. In ogni vino cercano di trasmettere i racconti e le emozioni speciali che hanno provato durante i loro viaggi nell’intento di far incontrare i saperi di altrove con la tradizione del Friuli.

Per loro produrre vino è un momento di gioia e felicità, avere l’onore di rappresentare il loro territorio e metterlo in bottiglia li rende orgogliosi. Nel farlo usano metodi che cercano di migliorare ed arricchire la biodiversità all’interno del vigneto ed intorno ad esso.

Il vino nasce in vigneto, lo accompagnano in cantina usando lieviti indigeni, fermentazioni spontanee e basse solforose.

La loro azienda ha un’estensione di 6,5ha circa. Il nonno Riccardo (Job) aveva certificato la vigna in biologico fin dal 1985. In quegli anni l’obiettivo principale era produrre uve, certamente sane, ma in grandi quantità. La qualità non era quindi la prerogativa: il vino veniva prodotto per essere venduto.
Anche la cantina rispecchiava questa filosofia: era infatti popolata da grandi vasche in acciaio e attrezzature all’avanguardia.

Anche i vini erano piuttosto convenzionali, ad eccezione però del Pinot Grigio, il cui assaggio li stupì piacevolmente: succoso, corposo, profondo, un vino che si estraniava da tutto quel contesto.

Questa fu la molla che li spinse a fare una ricerca sul terroir di Zugliano, dalla quale emerse che il vigneto sorge su un altopiano a 90 metri dal livello del mare ed è costituito da fasce di terreno molto complesse: sabbie, limi, argille, arenarie e marne.

Li fu chiaro fin da subito che si trovavano davanti a una terra meravigliosa ma dalle potenzialità inespresse; dovevamo quindi mettersi in ascolto per capirne l’essenza ed interpretarla affinché riuscisse ad esprimere le sue unicità.

Sovesci, pacciamature, api sono il cardine della loro agricoltura. Erbe, insetti, uccelli, animali sono le loro sentinelle.
Negli anni hanno abbandonato ogni intervento invasivo sulla pianta (se non strettamente necessario). Le loro piante hanno iniziato a trovare il loro equilibrio dopo che hanno smesso di concimare, cimare, defogliare e diradare.

Il loro è un percorso di crescita in continuo divenire, basato sullo studio, il confronto e l’osservazione paziente del loro vigneto che, ad oggi, li ha permesso di capire che non sono loro a dover decidere di cosa ha bisogno, ma è lui ad indicarglielo. La vite è una pianta capace di autoregolarsi, il loro compito, pertanto, è solo accompagnarla e supportarla se in difficoltà.

Vinificano per singolo terreno e selezionano ogni grappolo in vigna avendo cura di portare in cantina solo uve sane e mature. Questo li permette di avere tante sfaccettature diverse dello stesso vitigno. In cantina lavorano con tutti e tre i contenitori (tronco conico, cemento, legno) in maniera completamente naturale.

Negli anni stanno riportando in cantina tutti i legni della tradizione friulana (gelso, ciliegio, acacia, castagno) per esaltare maggiormente la territorialità dei vini.

Utilizzano solo lieviti indigeni, fermentazioni spontanee, basse solforose, nessuna filtrazione.

I Vini di Villa Job